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Castrum Montisfloris et Asprementis – XI secolo d.c.
Le primi citazioni di Montefiore come sede di un castello risalgono al XII secolo. In due documenti dell’Episcopato Fermano (Liber Iuris) si parla infatti di un processo intentato dal vescovo di Fermo Adenolfo (1205, 1212) ai signori dei “castelli di Montefiore” nell’anno 1208: Egidius de Monte Floris e Ugo de Aspromonte. Sia Egidio che Ugo sono della famiglia dei Tebaldeschi discendenti del Conte Manasse (Manaseus) vissuto nella prima metà del secolo XII.
Le citazioni dicono…
“…dixit quod vidit espiscopum Adenolfum et Adenolfum ire supra Aspromontem et Montemflorum cum exercitu armato incidendo ibi vineas et alias arbores. ”
Il documenti citati come altri disponibili nella letteratura storico testimoniano la presenza nel territorio di due castra ben distinti e amministrati da signori facenti parte delle stessa stirpe. I due castra erano molto vicini e separati da un falso piano di qualche decina di metri.
Il castrum Montisfloris si ergeva nei limiti dell’attuale Piazza della Repubblica dove trova edificazione la chiesa di San Callisto che costituiva la corte principale del castello. Successivamente la costituzione del libero Comune la platea di Sancti Callisti venne dedicata a San Pietro Apostolo. Il borgo del castello si trovava sul pendio meridionale della piazza tra le vie Ghibellina, Mazzini e Garibaldi. Nel borgo si ergeva la chiesa di San Vitale di cui ancora oggi rimane il portale d’ingresso in zona “scalette”. Il borgo molto probabilmente era difeso con steccati e terrapieni.
Il castrum Aspromontem non doveva essere molto lontano dal castrum montisfloris in quanto nel 1239 e fino al 1247 s’intrapresero le opere di fusione dei due castelli. L’insediamento è da posizionarsi nell’attuale centro storico tra le vie Garibaldi, Trento e borgo Giordano Bruno, nell’area occupata dai palazzi di De Vecchis, Egidi Claudio e Marcello, già Mozzoni, e dalla ex caserma dei Carabinieri.
Nel 1223 e nel 1231, sotto la pressione dei propri dipendenti, i Tebaldeschi concessero loro la possibilità di costituirsi in libero Comune, conservando il poter di farsi eleggere podestà perpetui e fusero i due castra in un unico centro demico con la denominazione di Montefiore, dove si impegnarono a trasferire i loro vassalli dai possessi finitimi. Con la creazione del libero Comune e l’accentramento amministrativo e demografico, furono abbandonati i castelli di Lamenano, Lafrenamo, Forcella, Montone, Montecelere, che, ad eccezione di quello di Forcella, scomparvero senza lasciar tracce visibili.
Nel corso dei secoli successivo il nucleo del castrum unificato si è espanso progressivamente per le necessità di un continuo aumentare delle persone del libero Comune; sul fine del XIV secolo infatti le cortina fu allargata determinando l’apertura di nuove porte. I punti in cui le cortine si piegavano ad angolo furono forniti di torri, tutte a base poligonale, ad eccezione di quelle degli Egidi (nord-est) che è a base pentagonale e si presenta come più massiccio ed imponente delle altre. I “torrioni” tra le cortine sono sei più due torri a protezione della Porta Canapale e Porta Nuova.